Piazza Dante e il calcio

Il nuovo stadio del Napoli? Piazza Dante nei progetti di De Laurentiis?

Undici e mezza di sera di un tranquillo giovedì di febbraio. Ma non nella zona di Piazza Bellini frequentata come ogni giorno da artisti, filosofi e viveur, professionisti e giovani universitari intenti a scambiarsi i loro pensieri sull’ultima novità politica di Renzi e Letta, dei film presentati alla Berlinale o dell’incidente diplomatico causato dalle affermazioni di George Clooney durante la presentazione del suo “Monuments Men” sulla restituzione delle opere d’arte da parte di Londra alla Grecia (e magari della Francia all’Italia, maledetti Napoleone, Schliemann e Lord Elgin!). C’è poi chi parla di calcio, scommesse (per dirla in gergo tecnico “’a bullett’”) ed ultimi acquisti di mercato. Chi invece discute sulla necessità di uno stadio tipo quello della Juventus e del luogo in cui farlo sorgere.

Stadio del Napoli in Piazza Dante

Di lì a pochi metri dalle parole ai fatti. Passando Port’Alba le discussioni cedono il passo al concreto e al suggerimento. Dante è di spalle, non crede ai suoi occhi, “de lo spavento la mente di sudore ancor mi bagna” sembra sussurrare a voce bassa a chi gli passa davanti. E ci passo anche io: mi guarda austero e un po’ arrabbiato. Ogni tanto prova a girarsi perché gli arrivano dei colpi alla schiena. Ma non può. Le pallonate imperversano ed un gruppo di giovani ha trasformato il vecchio e settecentesco Foro Capitolino (oggi Piazza Dante) di Luigi Vanvitelli nel nuovo stadio del Napoli. Sono una quindicina,  tra i quindici ed i diciassette anni, agonisticamente si scontrano, tirano, scalciano e sudano. Ogni tanto una parolaccia ci sta.  Il sudore imbarazzato di Dante da un lato e quello della fatica sportiva dei ragazzi dall’altro. Tutti in completino, chi della squadra partenopea, chi del Milan, Inter, Roma, Juventus. Non manca nessun rappresentante. Molti di loro a mezze maniche tanto che mi chiedo incredulo se effettivamente sia il 13 febbraio e se il mio orologio segni bene le undici e mezza. Guardo in alto l’orologio meccanico sulla torre che grava sull’emiciclo. Non sembra funzionare. O forse non so vederlo.

Intanto dall’alto della balaustra le statue raffiguranti le virtù di Carlo di Borbone si chiedono “Ma vuoi vedere che De Laurentiis ha deciso di fare il nuovo stadio del Napoli proprio qui?

Non sto facendo dell’ironia per criticare questo fatto. Si badi bene, io l’apprezzo, e non poco. Mi piace vedere che c’è ancora chi si diverte e gioca per strada “a pallone” come quando lo facevo io nel mio piccolo paese dell’Irpinia. Abituati oramai a vedere nelle grandi città ragazzini intenti a passare le giornate su computer, tablet e smartphone, tra un “mi piace”, una chat, un gioco virtuale e mille amici. Sì, ma a quanti puoi tirare un calcio e chiedere scusa? Con quanti puoi litigare e poi fare la pace con una stretta di mano? Con quanti condividi una piccola gioia, come un bel goal segnato, che sia solo un semplice clic?

Piazza Dante e il calcio

 

 

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