Quanto più rifletto e guardo al passato
tanto più vivamente sento i miei limiti.
Mi chiamo Mohandas Karamchand
ma la gente ama chiamarmi Mahatma.
Da piccolo i libri e le lezioni
erano i miei soli compagni
correvo da casa a scuola,
da scuola a casa.
Non sopportavo di parlare con nessuno
temevo le beffe.
A tredici anni sposato,
fortunati i miei coetanei sfuggiti al dovere obbligato.
Non c’era desiderio carnale,
solo festa, una bella fanciulla e una pseudo-morale.
Mi buttai troppo presto nell’oceano della vita
ma amai,
l’umanità tutta, tra le mie dita.
Antiche come le montagne
le mie parole aiutano il mio popolo,
ritornano in bocca,
tra i denti strette,
e sono pronte a ripartire.
Stazionano un poco, cercano il mondo.
Ecco, lo abbracciano.
Con forza e rispetto.
Verità e non violenza il mio credo.
Son cresciuto con loro e con loro ora vedo
il rispetto dell’uomo ed un abbraccio.
Bell’arredo.
A diciannove anni in Inghilterra,
tutto era strano, gente, abitudini e terra.
Ho studiato da avvocato,
la carne amata ho rinnegato
ho ubbidito e rispettato.
Io sono Indiano,
timido, da quando son nato.
Ma la vita ti forma ed ecco,
ecco l’avvocato Gandhi.
Ero in Sudafrica,
molto spesso additato,
ho aiutato il mio popolo
ed ho molto lottato.
Per i diritti civili di tutti gli Indiani,
per la vita che vuole la vita
non calci e pugni o violenza ritrita.
Antiche come le montagne
le mie parole aiutano il mio popolo,
ritornano in bocca,
tra i denti strette,
e sono pronte a ripartire.
Stazionano un poco, cercano il mondo.
Ecco, lo abbracciano.
Ma ora Io vado.
Sono in Patria,
nell’India mia unita,
sotto l’egida della Non-Violenza punita.
Mi gettano in carcere, ora esco fuori.
Spero che le mie parole
arrivino al Mondo
prima che mi facciano fuori.
29 Gennaio 1948
29 gennaio 2018
fioravante conte