Questa inchiesta è apparsa sul settimanale ILNOLANO SETTE del 16 marzo 2012.
#Nola, Campania#Italia#
Gli dei non guidavano, né l’hanno mai fatto. Al massimo Iperione conduceva il carro di fuoco trainato dai suoi cavalli. Ma non gli serviva la patente. E soprattutto non rischiava di uccidere nessuno senza volerlo. Quindi l’abuso di vino, “il nettare degli dei”, indispensabile per Bacco ed immancabile nei simposi divini, non comportava enormi conseguenze. Al limite ci si punzecchiava e si litigava per i propri favoriti: Achille o Ettore, Agamennone o Priamo, Enea o Turno. Oggi abusare del “nettare degli dei” costa caro: sanzione tra 500 e 2000 euro e sospensione della patente da 3 e 6 mesi per chi, al momento del fermo da parte delle forze dell’ordine e dopo l’alcool test, presenti un tasso compreso tra 0,5 g/l e 0,8 g/l. Tra 0,8 ed 1,5 invece la sanzione pecuniaria va dagli 800 ai 3200 euro, c’è il rischio dell’arresto fino a sei mesi e la sospensione della patente dai 6 ai 12 mesi. Se invece non si riesce a guardare da un occhio all’altro, superando la soglia dell’1,5 g/l, la sanzione pecuniaria diventa molto dura arrivando anche fino a 6000 euro; non si scherza nemmeno con l’arresto che può arrivare fino ad un anno e la sospensione della patente da uno a due anni che viene raddoppiata in caso il veicolo appartenga ad una persona estranea al reato. In caso di recidività, cioè se nel giro di due anni si viene bloccati due volti “bevuto” (come si dice sempre più frequentemente tra i giovanissimi) la patente viene revocata. La confisca del veicolo è la giusta chiusura del tutto.
Lo status symbol giovanile oggi prende il nome di Havana e Cola, Rum e pera, Jack e menta, Gin Tonic, Caipiroska, Quattro bianchi e per i più poetici “Angelo Azzurro” come una celebre canzone di Umberto Balsamo. Purtroppo nonostante le massicce campagne di sensibilizzazione, il timore che si cerca di incutere con pene sempre più severe (in questi giorni si sta parlando di introdurre l’omicidio colposo in caso di incidenti provocati dall’alcol in cui ci siano morti) ed il rispetto per la vita su sui si cerca di sensibilizzare gli animi, sono ancora fin troppo gravi le conseguenze di un’abitudine che ormai pervade tutta la società: ma il dato che preoccupa maggiormente è che l’età della prima sbornia si abbassa sempre di più. A partire dai dodici anni sempre più giovanissimi si attaccano alla bottiglia, nonostante la massiccia campagna informativa dello Stato dall’importante slogan “bevi responsabilmente” e nonostante la circolazione della direttiva che vieterebbe, doverosamente al condizionale, la vendita e il consumo di bevande alcoliche ai minori di 16 anni.
“Con l’ampliamento della disponibilità delle bevande alcoliche e dei nuovi modelli legati alle promozioni tipo “happy hours” i consumatori adulti attuali hanno loro stessi già sperimentato le modalità di consumo di alcool, che non sono proprio quelle ‘mediterranee’, quindi bere fuori pasto, in eccesso rispetto alle linee guida nutrizionali e hanno anche sperimentato le intossicazioni alcoliche, cioè il binge drinking, ossia superare i sei bicchieri di bevande alcoliche. Possiamo dire dalla nostra esperienza che il 12 percento della popolazione italiana si ubriaca almeno una volta all’anno. Questo è un dato reale e importante. Ovviamente, se consideriamo che questo è il dato che riguarda la popolazione adulta, poi abbiamo anche il corrispettivo nei giovani” dice il dottor Emanuele Scafato direttore dell’Osservatorio Alcool dell’Istituto Superiore di Sanità che conclude con il rimarcare che “il ‘modello famiglia’ è importante per educare i più giovani rispetto al tema alcool”.
Quel che preoccupa è che sta crescendo la percezione che il bere “renda più fighi, più attraenti e con meno inibizioni dando anche una certa spigliatezza nell’osare ed esprimersi” dice Pina, 16enne di Nola, liceo classico Giosuè Carducci. “Spesso esco con alcuni amici diciottenni e nei locali ci servono tranquillamente da bere. Quando si va in discoteca poi” aggiunge Pina “non ci si controlla più. Ai tavoli arrivano le bottiglie ed allora non puoi non bere”. Pina è gracilina, occhi azzurri su una carnagione chiarissima: sono curioso di sapere altro, chi guida poi per rientrare ed accompagnare tutti e se i genitori se ne accorgono di quello che succede intorno. “A casa solitamente ci accompagna il maggiorenne di turno, a volte ancora un po’ brillo, altre volte dopo aver aspettato tempo dall’ultimo drink. A casa si rientra quando i genitori ancora dormono e per qualcuna di noi i cui genitori sono più apprensivi, se si è proprio in pessime condizioni si avvisa che si dorme dalle amiche. C’è sempre un espediente. E poi i soldi ce li danno loro, i nostri genitori”. Il problema è anche questo come mi viene sottolineato anche dalla maggior parte dei gestori di locali nel Nolano. “I giovani di oggi si trovano i soldi in tasca anche senza far nulla e li usano per “divertirsi” bevendo e facendolo sempre di più, aumentando l’aggressività e comportandosi a volte anche maleducatamente” dice Giuseppe, proprietario di uno dei locali più frequentati della movida, e continua “Qualche volta il fine settimana si sono presentati qui anche minorenni ai quali, quando si è potuto, sono stati chiesti i documenti e non gli è stato servito da bere. Ma spesso nei momenti di pienone, soprattutto il sabato sera, è difficile gestire tanta gente e chiedere i documenti anche a ragazzi che sembrano tutto fuorché sedicenni”. Paolino, socio di Giuseppe ci illustra le sue osservazioni del problema dal punto di vista del “bancone”: “La fascia tra i 18 ed i 25 anni è quella che beve di più, soprattutto nel fine settimana. La fascia dai 26 ai 30 invece beve di meno, meglio, ma anche in settimana. E poi, c’è la fascia dai 12 fino ai 18 anni che si vede sempre di più e soprattutto il sabato sera. E poi, senza alcun dubbio, in questa ultima fascia bevono molto di più le donne che gli uomini”. “Venerdì sera, ad esempio” aggiunge Giuseppe “due ragazze sui 20 anni hanno chiesto direttamente due vodka ciascuna che hanno buttato giù ad una velocità impressionante chiedendo un terzo giro. Dopo venti minuti non so quanto lucide, si sono alzate, e se ne sono andate a bordo della loro auto. Non servire da bere a queste persone non penso sia una cosa giusta ma abbiamo messo all’ingresso del locale una macchina per far misurare il tasso alcolemico a chi deve mettersi alla guida”.
Minigonna inguinale, cicchetto e fumo: i pazzi vizi dei teenager
Giovanni Velotti, 30enne consigliere del Forum dei Giovani è un habituée dei locali e ci dice come si comporta il suo gruppo “Casa Velotti”: “Essendo in tanti e dovendoci organizzare già dal primo pomeriggio, decidiamo da subito chi dovrà bere al massimo solo un cocktail. Insomma fin dal pomeriggio indichiamo per “ogni barca il suo Caronte”. E devo dire che tra noi trentenni, la maggior parte delle volte, sono le ragazze che ci accompagnano a casa. Non che beviamo molto ma il limite è molto basso”. Dal nostro giro in vari locali, soprattutto di Nola, sono emersi dati importanti: il gentil sesso è molto più numeroso nel bere ma meno assiduo ed in minor quantità. Si comincia già a 14-15 anni a bere, con punte minime anche di 12 anni ma concentrati soprattutto il sabato sera o in occasione di feste: e proprio in occasione della festa della donna ci si è imbattuti in un gruppo di giovanissimi che ci ha parlato del preoccupante fenomeno. Roberto, Rossella, Gaetano, Serena e Giovanna mi mostrano la bottiglia di vodka a pesca appena trangugiata “l’abbiamo divisa noi cinque ed ora continuiamo a bere i cicchetti di rum e pera“. Nel gergo giovanile il cicchetto di rum e pera è un must: due bicchierini da 6 cl riempiti con il rum ed un succo di frutta a pera rispettivamente. Si butta giù prima lo shortino di rum e poi si frena l’impatto con la pera. Roberto e Rossella sono due fratelli, sedici anni l’uno, diciassette l’altra. Rossella è già visibilmente ubriaca e continua a chiedere da bere al bancone insieme a Serena. Chiedono qualcosa di dolce ma forte mentre Gaetano, Liceo Scientifico Albertini, beve l’ennesimo rum e pera.
Roberto, Scuola Media Merliano Tansillo ci dice cosa è più in voga tra i giovanissimi “Rum e pera, Jack e menta e Quattro bianchi per noi uomini, quasi sempre fruttato per le donne con Vodka“. Il Quattro bianchi è una miscela di liquori bianchi ad alto tasso alcolico. I giovani continuano a bere dicendo che andranno ad una festa in una discoteca e che sarà stesso il padre di uno di loro ad accompagnarli. All’alcol accompagnano il fumo. Gridano, cantano e rumoreggiano nel locale: le donne sono in abiti striminziti mostrando molto spesso le parti intime non abbastanza coperte in una situazione di allegra spensieratezza che l’alcol può dare l’impressione di regalare. Scattano le foto con lo smartphone di ultima generazione, vanno in gruppo in bagno e ci dicono che “alle feste è quasi sempre questa la situazione“. Andiamo in giro a chiedere ai gestori di altri locali in giro per Nola cosa effettivamente succede: Piazza Immacolata, uno dei luoghi più assiduamente frequentato dai giovanissimi, siamo in uno dei bar lì intorno che soprattutto d’estate nel giugno nolano è pieno: “Qui i ragazzi al massimo possono prendersi una birra ma sono pochi. E quei pochi solitamente la accompagnano ad una pizza o un panino. Io ho un figlio di quattordici anni ma non l’ho mai trovato ubriaco né ho mai saputo se beve o meno” dice il proprietario. Differenti le parole in un altro frequentatissimo lounge bar di Nola: “I ragazzi oggi bevono tutti. Ho mia madre che insegna alla scuola media di Afragola” dice Roberto, barista trentenne, “e mi dice sempre che i ragazzi sono una cosa impossibile. Bevono e fumano tutti, già dalle scuole medie”. Alla cassa Francesca ci dice che solitamente “Angelo Azzurro e Quattro Bianchi sono il must tra i più giovani. I sedicenni sono i più assidui fino ai diciotto. Qualche volta si presentano anche i quattordicenni. Non si potrebbe fare ma il nostro è commercio, loro portano i soldi e noi serviamo”.
In antitesi invece il barista e proprietario in uno dei tanti locali frequentatissimi sulla Nazionale delle Puglie: “Qui non vengono i minorenni. E noi a loro non serviamo da bere”. Laconico e breve dietro la cassa mi risponde il proprietario ma al bancone la canzone è un’altra. Giulio mi dice con forza “I ragazzi oggi a diciotto anni già hanno fatto tutto. Non solo a livello di alcool: cominciano a 14 anni e cominciano ad usare droghe leggere. Per non parlare poi del sesso. Ripeto, a diciotto anni già sanno tutto della vita. E’ uno schifo. E a quattordici anni già si comincia.”
Ma per capire effettivamente cosa sta succedendo nella fascia dodici-sedici anni non possiamo non parlare direttamente con i diretti interessati: la forza delle parole dei ragazzi è molto più incisiva quando Rosaria, 13 anni, terza media mi dice “ogni tanto bevo la birra con papà” o Tonia, 14 anni, primo anno all’Istituto tecnico “Umberto Nobile” che con tranquillità afferma “alcune mie amiche la mattina prima di entrare a scuola o anche all’uscita bevono la birra”. Margherita, stessa classe di Tonia non fa altro che annuire e confermare. Valeria, 14 anni, primo anno del Liceo Classico “Carducci” di Nola, invece ci parla di qualche festa in cui “si bevono alcolici e birre. Qualche volta è capitato che qualche mio compagno di classe si è ubriacato”. Le abbiamo incontrate in una scuola danza e tutte erano d’accordo sul fatto che c’è questa mania del bere già a partire dalle scuole medie, dalle prime feste, in terza media il più delle volte, per emulare ciò che fanno i più grandi. Anche se spesso il primo assaggio di birra avviene proprio in famiglia. Altra cosa che emerge da un confronto tra i comuni a valle come Nola e dintorni e quelli a monte è che laddove ci sono meno servizi, meno attrattive e minor possibilità di divertirsi, maggiore è il consumo dell’alcol. Andrea, barman, illustra bene l’assunto facendomi un discorso preciso di quanti minorenni vadano a chiudersi nel bar e a chiedere già a partire dai 14 anni “qualcosa da bere. Qualche volta anche bambini di dodici anni ma a loro non è proprio possibile porgere da bere”, Nei paesi piccoli, e come Volturara sono simili Roccarainola, Visciano, i controlli sono esigui e le attrattive sono poche. La novità così per i più giovani, soprattutto per quelli senza patente sta nell’alcol che spesso li porta dritti all’inferno assieme ai loro motorini.
Fioravante Conte