#La Coruña, Galizia
Le leggende galleghe sembrano intrecciarsi con il nuovo assetto urbanistico che rende La Coruña una città moderna e cosmopolita. Passeggiando per la zona vecchia ciò che colpisce è la bellezza di alcune piazzette nascoste ed alcune chiese che intrecciano romanico e barocco. La più suggestiva e di impatto è senza dubbio la Colexiata de Santa Maria del Campo ma anche l’intima piazzetta di Santa Barbara è molto molto seducente. Poi c’è quella di San Juan proprio adiacente alla splendida piazza Maria Pita così strepitosamente attraente, sia di giorno che di notte quando l’accecante luce cede il passo alle luci architettoniche ben studiate.
Trascorro gran parte delle mie giornate con un libro in mano. E spesso mi fermo davanti una chiesa a leggere, nelle piazzette antistanti o nei parchi nelle loro prossimità. Ho una mania per le chiese. Entro in tutte quelle che incontro. Sono ossessionato dalla figura di Cristo, curioso di vedere come è realizzato in questa o quella determinata chiesa. È un mio modo personale di concepire il rapporto con la religione. Solo esteriorità, come effettivamente fa il Cristianesimo con i suoi fedeli, da sempre. La Chiesa è tutta nell’immagine, nella grandezza esteriore, nell’abbraccio al mondo attraverso le lunghe braccia del Cristo Redentor di Rio de Janeiro, nelle lunghe braccia a colonnato della Basilica di San Pietro o nelle strutture di Fatima, nella intimità della piazza su cui impera la Cattedrale di Santiago de Compostela.
Continuo a leggere sull’autobus, in spiaggia, in aereo, in autobus. Il riposo per me non è un letto, ma una lettura. È la mia chiesa. Non riesco ancora a concepire la bellezza di un e-book. Ma prima o poi penso che dovrò superare questo gap. Preferisco avere tra le mani saggi oppure libri di viaggio. Mi fanno impazzire. Adoro il profumo delle pagine, la consistenza al tatto della carta.
Condivido e sottoscrivo il trittico delle parole usate da Nicolás Gómez Dávila per descrivere la sua vita: “Lesse, scrisse, morì“. Nella sua intera esistenza colleziona quasi trentamila libri e sprofonda interamente la sua persona nella lettura. Eppure non si laurea, mai. Ecco i paradossi di oggi: certificazioni, pezzi di carta e zero lavoro. Oggi le certificazioni che dovrebbero attestare il livello di preparazione di un individuo sono carta straccia perché non ti permettono di lavorare: nella società del capitalismo anche il pezzo di carta è in vendita. E molto spesso a quel pezzo di carta non corrisponde la dovuta preparazione. Ma poi c’è il caso contrario, c’è chi ha le competenze, valore e preparazione ma senza il pezzo di carta che l’attesta è difficile riuscire ad ottenere anche un semplice colloquio.
Nicolás Gómez Dávila segue la vita politica del suo paese ma, fedele alle sue posizioni, decide di non prendervi parte attivamente, neppure quando nel 1958 il presidente colombiano gli offre il posto di primo consigliere. Egli è infatti molto critico nei confronti della realtà che lo circonda, al punto da essere convinto che il futuro dell’umanità sarà di proprietà “della Coca Cola e della pornografia“.In Italia bisogna aspettare il 2001 per la prima traduzione dei suoi scritti. Nicolás Gómez Dávila muore a Bogotà il 17 maggio del 1994 senza essersi sostanzialmente mai mosso dalla sua monumentale biblioteca. Oggi il simbolo della Coca Cola è quanto di più forte possa esistere sul mercato. Dove a volte non arriva nemmeno l’elettricità c’è una lattina della “felicità”. E la pornografia è free grazie al www che apre tramite migliaia di siti accessibili a chiunque le porte di ciò che prima era tabù. Uno spostamento del livello di pudore e di scandalo verso lo zero. Non esiste quasi più: non ci si meraviglia più di nulla e nel degrado che si vive.
Il problema dei trasporti anche qui a Coruña è evidente. La stessa cosa che ho provato ora a Febbraio quando, dopo cinque mesi vissuti a Berlino, sono tornato a Napoli e poi a Roma. L’attesa di un autobus senza un pannello elettronico che mi dicesse dove fermarmi o tra quanto tempo passasse il bus per me necessario. Di pannelli elettronici ce ne sono molto pochi e gli autobus sono rari. E di notte non ce ne sono. Unica eccezione. Il venerdì. Per fortuna la città non è molto grande e quindi ci si può muovere a piedi senza problemi. Se si è stanchi si prende un taxi che in verità non è nemmeno molto caro. Per portarmi da una parte all’altra della città spendo poco più di cinque euro. Conveniente. Soprattutto a fine serata, all’alba, quando cominci a sentire la stanchezza della notte di bagordi.
Oggi leggevo Juan Carlos Cubeiro, l’esperto di business coaching e leadership con il quale sto collaborando qui in terra spagnola, ed il suo blog che curo e seguo sulla rivista Konekto, Mundo Empresa per cui sto avendo la fortuna di lavorare. Juan Carlos è un uomo che ti ispira simpatia e fiducia fin da subito. Sarà merito del suo sorriso immediato ma già dal primo sguardo ti trasmette conoscenza e sicurezza. Leggevo “Le competenze senza il valore sono come il sesso senza l’amore”. Insomma chi ha solo competenze, credo, si possa leggere tra le righe, non potrà mai aspirare ad ottenere riconoscimenti assoluti. Chi abbina il valore è come chi mette cuore nel sesso trasformandolo in amore. “Chi conquista il cuore dell’uomo conquista tutto l’uomo” diceva San Francesco de Sales che rivive tra le strade di La Coruña all’altezza della spiaggia del Matadeiro, lungo i due Km di Paseo cittadino. La spiaggia del Matadeiro è la prima che ho scoperto e frequentato, sotto consigli di alcuni ragazzi del posto. È la più riparata dal vento e soprattutto la più frequentata da ragazzi. Mi è venuta in mente parlando di San Francesco di Sales perché proprio di fronte alla lunga scalinata a picco che conduce a questa insenatura ci sono i Salesiani e di fronte la famosa spiaggia dei surfisti che sembrano davvero danzare tra mare e cielo.
Ho sempre osservato con ammirazione e desiderio i surfisti. Mi piace. Come sport, come spirito e come filosofia di vita. Scorre la vita nei loro movimenti e si scontra nella forza delle onde, vita contro vita, una gigantomachia improvvisa. La vita che scorreva a Santiago de Compostela ed un poco di meno qui nella “Città in cui nessuno è forestiero”.
A differenza di Santiago de Compostela, La Coruna è viva solo il fine settimana. Il giovedì c’è poca gente in giro mentre di venerdì e sabato le stradine tra Calle Orzan, Rua San Andres, e Rua do Sol si riempiono di giovani. Ma è importante scindere le zone: questa è prettamente dedicata a quelli che io chiamo ragazzini, ossia un’età compresa prevalentemente tra i diciotto ed i ventiquattro anni. Invece per l’età compresa tra i venticinque ed i trentadue c’è la zona di Orillamar ed il centro storico con i famosi “O Patachim”, “O Cachivache“, “A Repichoca”, “Sala Garufa”, il “Mardi Gras”, la Sala “Filomatic”, il “Puticlù”. “O Patachim”è ottimo per acchiappare. Sembra sia stato studiato solo per permettere ai giovani di “ligar”, flirtare. L’ultima volta ci sono stato sempre con il solito gruppetto di amici: Marco, Riccardo e Giacomo…
Volete sapere se ho rimorchiato?
Non ve lo dico ma nel prossimo post mi riprometto di darvi alcune dritte su cosa bere nelle notti corunesi e dove. Per ora perdetevi tra questi locali nel fine settimana. Non ne rimarrete per nulla delusi.
Fioravante Conte