Questo articolo è apparso per la prima volta sul settimanale ILNOLANO SETTE del 27 gennaio 2013.
#Nola, 20 Gennaio 2012#Campania, Italia#
Una giornata all’Esplana Sud di Boscofangone, una ex fabbrica che si è trasformata in famiglia.
La prima impressione che si ha, entrando nella vecchia sala mensa dell’impresa Esplana Sud Srl, ora quartier generale degli ex-operai, è quella di trovarsi di fronte una grande famiglia. Una famiglia riunitasi attorno ad una causa comune dal 15 agosto 2010 quando in un giorno lavorativo come tutti gli altri le porte dell’azienda furono sbarrate. In quel giorno l’Esplana, specializzata nella produzione, selezione e preconfezionamento dell’ortofrutta, con importanti commesse su tutto il territorio italiano, comprese le Coop del Nord Italia, chiudeva i battenti per fallimento. Ora su quella chiusura e sulle terribili conseguenze all’indotto se ne parla tra Regione Campania, Comune di Nola, Sindacati e liberi cittadini. “Ci ha causato un ingente danno questo fallimento”ci viene detto dalla ditta di trasporti Granata, una delle aziende che lavoravano con l’Esplana “ci sono stati bruciati per l’esattezza 604.000 euro. Peggio è andata alla ditta Frontoso che ha avuto un danno che ammonta a più di un milione di euro”. I lavoratori della ditta sita nell’area industriale di Nola in località Boscofangone, erano 120 e salivano a 150 in alcuni periodi dell’anno con l’aggiunta dell’aiuto delle cooperative. Mentre i documenti albergano sul tavolo del curatore fallimentare, i lavoratori, senza stipendio da maggio 2010, continuano ad occupare la sede di Boscofangone. Si è riusciti, dopo aver lottato da novembre 2010, a vedersi riconosciuta la cassa integrazione. I lavoratori continuano ad occupare la sede di Boscofangone a ormai tre mesi, utilizzando un capannone che altrimenti avrebbe subito solo il freddo e l’inutilità, ed oggi invece ospita non solo operai arrabbiati, ma persino le loro mogli ed i loro figli. Una piccola comunità nata sulla forza di un sogno, non si sa fino a che punto realizzabile o utopico: rimettere in piedi la propria azienda creando una cooperativa. Non si sa se il loro progetto avrà successo, se troveranno i soldi e la forza di andare avanti, di certo però, in queste settimane, sono riusciti a dare vita a qualcosa di importante. Una comunità solidale e unità, che sfida la crisi ed il mercato e si trasforma in famiglia operaia. Gli ex dipendenti di Esplana Sud hanno trascorso qui anche Natale e Capodanno.
È l’ora di pranzo quando arriviamo al capannone. Le dodici di un venerdì qualunque. Veniamo accolti con un sentimento misto di timore, prudenza e diffidenza: sono guardinghi i venti lavoratori che strenuamente portano avanti l’occupazione. Non c’è corrente elettrica nello spoglio capannone adattato a condominio della resistenza. Sono in quella sala mensa che li vedeva ogni giorno mangiare insieme. In un angolo c’è una stufa per riscaldare l’ambiente altrimenti gelido. Ora la stufa e la vicina televisione alimentata da un piccolo generatore sono il punto accentratore per tutti loro. Ci sono uomini, donne e bambini. Sulla stufa bolle la pentola con l’acqua per un piatto di pasta da condividere insieme. Sul bancone della vecchia cucina le signore preparano con farina e pomodori dei calzoni fatti a mano. La televisione sta trasmettendo le notizie della Costa Concordia, affondata come l’azienda in cui molti di loro hanno trascorso una vita. Ci vengono offerti dei cioccolatini ed un caffè, ma tutti sono restii a parlare. Accostato agli armadietti del personale c’è una brandina matrimoniale, avamposto per chi rimane anche la notte per evitare che vengano rubati macchinari e utensili aziendali. “Per le relazioni esterne dovete parlare con Luigi Visconti” mi dicono in coro allontanandosi. Ma le relazioni esterne a noi non interessano, “vogliamo conoscere le storie” insistiamo imperterriti. Ci viene passato al telefono Visconti che ci chiede di tornare nel tardo pomeriggio o un altro giorno. Insistiamo. Carmine Manna e Mimmo De Angelis cominciano a parlare.
“Non hanno saputo gestire l’impresa
“Era un’azienda fiorente e con numerose commesse, che fatturava milioni di euro e per anni è stata azienda leader nel settore ortofrutticolo. Il tracollo deriva da ammanchi di cassa e da una pessima gestione da parte dei proprietari, o meglio padri-padroni che hanno lasciato la società in bancarotta”. A parlare è Carmine Manna, 53 anni, carrellista, da 33 anni operaio nell’Esplana, “quando ancora era una S.p.a. ed aveva sede era a San Giorgio a Cremano. Con l’Esplana sono cresciute anche altre realtà aziendali. La stessa ditta di trasporti Frontoso è nata e cresciuta con le commesse dell’Esplana. Da una piccola camionetta è nata una grossa impresa con numerosi autocarri. La situazione” continua Carmine “è cambiata quando la sede è stata spostata nella zona industriale di Nola: si è passati ad una Srl intestata ai figli dei fondatori della prima ditta. Oggi i 7 cugini ne hanno decretato il fallimento. All’inizio la situazione è migliorata, soprattutto dal punto di vista sindacale in quanto abbiamo visto riconosciutici i nostri diritti di lavori come i giorni di malattia ed una modalità di remunerazione mensile invece che “a giornata”. Mi sono trasferito per seguire l’azienda da San Giorgio a Nola, e questo oggi è il risultato”. Carmine ha tre figli, due ragazze di ventisette e venticinque anni ed un ragazzo di ventidue. “Si poteva fare di meglio” continua arrabbiato “la cattiva gestione è stata evidente fin dall’inizio, dall’organizzazione che poteva essere gestita in due turni invece di un unico turno con tutti. Con la forza ci siamo presi il sussidio della cassa integrazione in quanto i proprietari non presentando i documenti stavano per privarci anche di questa possibilità. Sono stato qui anche il 24, il 25 ed il 31 dicembre per presidiare quest’azienda che davvero è stata la mia vita. È inconcepibile la situazione” continua Carmine e conclude “le commesse erano molto importanti e numerose. Si lavorava molto e bene. Ancora adesso i Supermercati ci contattano per essere riforniti comprese le Coop della maggior parte del Nord Italia: i nostri prodotti avevano il marchio di qualità”.
“Le zucchine ed i pomodori venivano dalla Sicilia, Puglia e Lazio, la zona di Latina; le verdure da Battipaglia ed Eboli; patate e finocchi dall’area nolana” precisa Mimmo De Angelis di Gragnano, 41 anni, dal 1996 in Esplana. Si apre poi raccontando la sua storia: “Sono qui con mia moglie Emilia ed uno dei miei figli. Anche lei lavorava in questa ditta da quando aveva sede a San Giorgio. L’ho conosciuta perché conducevo la navetta dei lavoratori: di lì poi sono entrato come operaio. Ho tre figli, due ragazzi di venti e diciotto anni ed il piccolino di dieci che vedi ora giocare con quegli altri due bambini”. Mimmo me lo indica con il dito della mano destra, intento con l’altra ad afferrare l’aria come se dovesse mettere ordine tra le tante parole che vorrebbe dirmi. La signora Emilia intanto impasta la farina per i calzoni. Mimmo è un fiume in piena e racconta: “non c’erano orari, si lavorava dalle sette di mattina fino alle undici di sera a volte. Abbiamo visto i nostri figli davvero poco: uscivamo e dormivano. Rientravamo e dormivano. Io ho fatto un po’ di tutto in azienda, ero un jolly: portavo il muletto, ero ai macchinari, l’autotrasportatore. Mia moglie era ai cosiddetti “fogliami” ovvero alla pulizia di finocchi, lattughe: si tratta di un lavoro molto preciso. Bisogna essere bravi a tagliare il minimo per dare maggiore peso (e redditività) al prodotto senza sacrificare la qualità. La maggior parte degli addetti ai fogliami erano dei paesi tra Gragnano, Pimonte ed Agerola, zona in cui oggi con mia moglie sto pagando un mutuo per una casa che chissà se riuscirò mai a comprare. I nostri tre figli crescono e le esigenze sono sempre maggiori. Non ci resta altro che lottare per cercare di creare una cooperativa in grado di far riprendere l’attività in azienda e di farci riacquistare quella dignità che senza lavoro non può esistere”.
E’ tragica, la situazione è tragica. Sono passati due giorni. E’ domenica e ritorno a vedere chi presidia la sede. Sono le tre del pomeriggio: all’interno due operai mi invitano ancora una volta a ritornare quando sarà presente Luigi Visconti. Riesco a strappare un unico pensiero veloce e profondo: “Ho due figli. La situazione è tragica”. Lo ripete due volte prima di cadere nel silenzio.
Fioravante Conte
#Nola, Esplana Sud, Campania@
#01.03.2012#
Da ilnolano.it
La notte della speranza
La legna nella stufa-cucina in ghisa continua a riscaldare Ciro, Giorgio, Sergio e Mimmo: sono loro i quattro operai cassintegrati dell’Esplana Sud che trascorreranno questo martedì notte all’interno della sala mensa, quartier generale dei lavoratori indignati e luogo di incontro con autorità, associazioni e giornalisti. I dipendenti dell’ex azienda ortofrutticola in fallimento da alcuni mesi stanno cercando in tutti i modi di smuovere le coscienze e l’interesse della politica e di attori finanziari che riescano a riprendere in mano la situazione dei 120 lavoratori adesso in cassa integrazione, da novembre prossimo senza. Fanno presidi in Regione, protestano a Roma, chiedono udienza agli amministratori del territorio: le commesse c’erano e le promesse di alcuni grandi gruppi di supermercati ancora ci sono. Ma l’occupazione dello stabilimento che stanno strenuamente portando avanti ha dei costi e necessita di continue accortezze. Mimmo, chiamato da tutti “O’ Friscon” per un gioco con la moglie e gli altri operai dell’Esplana, ci mostra l’ultimo espediente ingegnato per risparmiare sui venti euro di benzina necessari al generatore per la luce e la “compagnia” di una vecchia televisione. Si tratta di una batteria per auto collegata ad un trasformatore: in questo modo il generatore ricarica la batteria e nello stesso tempo illumina lo stanzone. La carica della batteria viene poi utilizzata il giorno dopo, risparmiando così la benzina per il generatore.
“In questo modo” dice Sergio, 45 anni, originario di Ponticelli ma residente a Visciano, “riusciamo a risparmiare quasi cinque euro al giorno”. Ma Sergio esprime anche un altro pensiero. “Il problema” dice “è che non si ha una doppia attività. E a 45 anni, chi mi offre un altro posto di lavoro? Diciamo la verità: se avessi avuto un’altra attività lavorativa non mi sarei per niente lamentato. Stipendio da cassa integrato e denaro dall’altra attività. E questo è stato anche ciò che ha rovinato tante aziende del sud: il doppio lavoro spesso distrugge la produttività. Per quanto riguarda la nostra situazione poi” conclude, “io penso che l’area nolana non ci riesca a dare nulla nonostante l’appoggio di tante associazioni. Si pensa troppo ai voti”. Mi viene offerto da bere mentre i quattro “stakanovisti” fumano. Noto con una certa curiosità tanta legna ammassata in cinque cassette di color giallo, rosso e blu. “L’abbiamo presa nella terra di fronte” dice Giorgio di Santa Maria a Vico con un riso che non mi lascia capire però se è legna presa lecitamente o meno. Giorgio è manutentore: impianti elettrici, sistemi idraulici, riverniciature e arredamenti: “Giorgio rimetteva in sesto da solo ciò che noi cento distruggevamo” afferma Mimmo O’ Friscon che questa sera è solo, senza figli né moglie. Arriva Ciro, 35 anni, 3 figli, e l’atmosfera si fa più divertente: si cominciano a raccontare aneddoti dell’azienda negli anni floridi delle tante commesse e dei tanti camion che entravano ed uscivano in continuazione da questi cancelli che oggi sono sbarrati e non permettono di entrare a nessuno se non ad un’ancora troppo debole speranza. Una speranza legata alla parola Cooperativa.
Fioravante Conte
06.04.2012
Esplana, la cooperativa nascerà.
Sembra non avere fine l’odissea dei lavoratori Esplana Sud, “nave in gran tempesta senza nocchiero”: riunioni ed incontri con sindacati ed amministratori, proteste a Napoli e Roma, appelli ai cittadini e sfoghi con la stampa. Sono queste le uniche armi nelle mani dei lavoratori. La storia, ormai ripetuta tante volte, racconta di un’azienda ortofrutticola, una delle più fiorenti del sud Italia, che un bel giorno chiuse i cancelli lasciando 120 lavoratori in mezzo ad una strada. Era il 2010. Dopo il licenziamento collettivo gli operai in cassa integrazione hanno cominciato ad occupare e sorvegliare lo stabilimento, di giorno e di notte, uomini e donne, a turni.
Dal 28 marzo la cassa integrazione è finita e dunque gli operai sono in mobilità. Nonostante ciò le cose sembrano ora aver imboccato una giusta direzione: qualche giorno fa i lavoratori hanno costituito formalmente davanti al notaio la nuova cooperativa “La carovana”. Il consiglio d’amministrazione della cooperativa è composto esclusivamente da lavoratori, che puntano a riavviare in tempi rapidi l’attività produttiva nel sito, finanziando le spese di ripresa attraverso la richiesta di anticipazione dell’indennità di mobilità all’Inps. Cauto ottimismo arriva dal Comitato di sostegno ai lavoratori, costituito da associazioni, forze politiche e sindacali presenti sul territorio: “In un periodo di così pesante crisi economica ed occupazionale è particolarmente significativa la tenacia di questo gruppo di lavoratori” sottolinea Gianluca Napolitano, capogruppo di Città Viva nel Consiglio comunale di Nola “Sarebbe un risultato straordinario vedere gli operai ridare vita ad un’azienda un tempo florida portata al fallimento da una cattiva gestione imprenditoriale. Ed in fase avanzata sembra essere la trattativa tra il gruppo di lavoratori, l’Assessorato regionale al Lavoro ed il curatore fallimentare dell’Esplana Sud”.
Alcune voci parlano di un’offerta per l’affitto del ramo aziendale di 250.00 euro per tre anni. In questo modo i lavoratori diventano essi stessi imprenditori. Intanto si avvicina la Pasqua ed i turni per vigilare su mamma Esplana continuano. “La situazione è sempre più nera” ci dice Giorgio, intento a giocare a scopa con altre tre ex lavoratrici Esplana. Questo pomeriggio le donne sono più degli uomini. Intanto Sergio, 45 anni, originario di Ponticelli ma residente a Visciano, ha trovato la giusta compagnia per il periodo di Pasqua che assicura “lo passeremo qui, così come abbiamo fatto durante tutti i periodi di festa di quest’ultimo anno”. La sua compagnia è una cagnolina di pochi giorni abbandonata sul ciglio della strada. Il suo nome? “Esplana! Con la speranza che possa essere il simbolo di un risorgimento aziendale in grado di riportare il sorriso nelle tante famiglie che con l’azienda vivevano”.
Fioravante Conte