Questo articolo è apparso sul quotidiano online ILNOLANO.IT in ata 14.06.2012
#Cimitile #Complesso Basilicale Paleocristiano
#PremioCimitile
Se venissero eliminate le tristi sedie di plastica grigia per il pubblico e venissero rimpiazzate con sedute in vimini, il tutto sarebbe perfetto. Ma la qualità del Premio Cimitile, per fortuna, è rappresentata dagli ospiti, i sublimi interventi e la spettacolarità della location. E allora in tempo di crisi anche le sedute di plastica grigia vanno bene se poi le orecchie vengono deliziate dall’incedere-procedere di un discorso dell’anima dei simposi, Aldo Masullo. La presentazione del libro di Ermanno Rea, dal titolo “ La fabbrica dell’obbedienza” (Il lato oscuro e complice degli italiani) edito da Feltrinelli nel 2011 e fortemente voluto nel programma della XVII edizione del Premio Cimitile all’interno dell’iniziativa dei Lions e Leo Club di Nola “Giordano Bruno” col patrocinio del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Nola (rappresentato dal presidente dell’ordine Francesco Urraro), ha visto la partecipazione di un discreto numero di persone (un centinaio circa i presenti), accorsi ad ascoltare le parole di filosofi illustri quali Pina De Simone, Pasquale Giustiniani ed Aldo Masullo, che hanno fornito una lettura critica dell’opera dello scrittore-giornalista napoletano, arrivando in alcuni tratti a delineare un vero e proprio percorso storico di etica, malinconia, obbedienza e religione.
La prima parte introduttiva ha visto i saluti del Presidente Lions Club “G. Bruno” Nola Agostino Santaniello, del Presidente Fondazione Cimitile Felice Napolitano e del Presidente Leo Club Veronica De Gennaro. Compito del cerimoniere del Lions Club, Salvatore Napolitano, leggere i principi e gli scopi del lionismo sotto l’egida di un sublime Inno di Mameli. Si è insistito sull’importanza del veicolo libro quale strumento di promozione culturale, etica, civile e sociale per qualsiasi comunità e come, anche in periodo di crisi, rappresenti un momento importante di crescita. L’assessore al bilancio del Comune di Cimitile, Angelo Miele, in particolare usa queste parole “in una fase economica particolare, con tutti i problemi legati al reperimento di fondi per i Comuni, il Premio Cimitile “è la dimostrazione che l’importanza di questo appuntamento ha ormai varcato i confini non solo regionali, ma anche i nazionali, venendo alla ribalta anche in ambito internazionale”. Intelligenti le parole di Ermanno Bocchini, avvocato, docente di diritto commerciale all’Università Federico II di Napoli nonché rappresentante del Lions Clubs International presso il Consiglio d’Europa che trae spunto dalla L presente sullo stemma del Club per parlare di Liberty “come libertà dal potere, dall’autoritarismo, dal Santo Uffizio, dalla religione che è cosa ben diversa dalla fede”. “Il termine libertà in inglese può essere indicato anche con il termine freedom che indica però la partecipazione, la condivisione, la libertà di fare, di sentirsi nel senso identitario del termine appartenenti ad una comunità”. Il discorso di Bocchini tocca il concetto di identità connesso alla cittadinanza consapevole ed alla libertà in un discorso che ricorda le pagine più belle di “Identità e Violenza” del Premio Nobel per l’Economia Amartya Sen. “La libertà senza responsabilità può diventare arbitrio, la cittadinanza senza libertà è sudditanza” conclude l’avvocato.
La seconda parte del “service” è moderata da Luigi Pasciari, docente di Filosofia del Liceo Giosuè Carducci di Nola che introduce le posizioni di Pina De Simone, docente di Filosofia alla Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, Pasquale Giustiniani, docente di Filosofia Teoretica alla Pontificia Facoltà Teologica di Napoli e Aldo Masullo professore di filosofia morale all’Università Federico II di Napoli. I tre studiosi nel centellinare l’opera “La fabbrica dell’obbedienza” di Ermanno Rea hanno toccato tanti argomenti di riflessione, sostenendo spesso delle critiche e confronti tra diverse posizioni di pensiero. Il concetto di cittadinanza consapevole e attiva nella sua identità impressa dalla dicotomia con il concetto di sudditanza rappresenta il filo conduttore della serata e degli studi che quest’anno come sottolinea il professor Pasciari “sembrano entrare in un momento di discontinuità. Ma in realtà Giordano Bruno non è assente ma è immanente all’interno dell’opera di Rea e non solo per i riferimenti diretti. Un libro che lo categorizzo “utile” in quanto consente e permette la riflessione, il confronto e la critica”.
Molto acute le parole di Giustiniani che riflette sulla condizione della nostra nazione “L’Italia ha perso l’appuntamento con la religione della laicità. L’obbedienza, di cui si parla, è figlia dell’industrializzazione, figlia della fabbrica, nella logica di rapporto padrone/operaio. E’ un continuo obbedire e affidarsi alle parole dei Papi così come a quelle dei politicanti di turno: eticamente il presidente del Consiglio dice le stesse cose che afferma oltre il Tevere il Papa” dice il filosofo e continua ragionando sul concetto di confessione e sulla visione della storia “La Storia si fa sempre con i chiaroscuri, con i roghi, le ingiunzioni, le persecuzioni, con l’indice dei libri proibiti. Il vero problema speculativo è il rapporto tra Clero e Modernità. Ed il titolo dell’enciclica Rerum Novarum intende proprio il concetto di modernità. Quando Giordano Bruno sogna, lo fa come i rinascimentali ed i barocchi, sogna il fare, ottiene soluzioni, genera i concetti per attuare una economia della virtù contrapposta al feticismo, ancor attuale, delle merci”.
Critica invece Pina De Simone nel delineare “il procedere con l’accetta dello scritto”. “Un tagliare netto che porta a separare e distinguere mentre in realtà le cose non sono tanto delineate: la storia va fatta per chiaroscuri” dice la docente “ci sono una serie di sfumature che in qualche modo danno luogo alle ambivalenze dell’esperienza religiosa. Ma l’umano e l’esperienza religiosa va letta in un rapporto non netto ma di sfumature continue: l’esperienza religiosa coinvolgendo le persone nella sua interezza può aprirsi alla saggezza o andare di pari passo alla sua depravazione. Dunque il fatto che i mafiosi si circondavano di figure religiose, santini e pizzini commettendo poi i più atroci delitti, va letto in questa ottica. Non si può generalizzare ma né tantomeno dividere la fede dalla religione. E’ vero” continua la De Simone “la religione, sfociando a volte anche nella superstizione, è stata usata più volte come strumento di potere e di controllo di masse e coscienze. Ma non si può dire che è stato solo questo. La libertà ha bisogno di vincoli per potersi esprimere e l’individuo senza una comunità in cui ci siano delle regole condivise perderebbe la sua identità” continua la docente, concludendo poi con alcune considerazioni sulla pratica della confessione e del perdono: “Il perdono nella fede cristiana non è perdono a buon mercato ma è qualcosa che prevede pentimento, cioè un qualcosa di più profondo: come diceva Max Scheler in Pentimento e rinascita “la rigenerazione della vita morale è resa possibile dal pentimento”.
Intanto il freddo e l’umidità scendono nel complesso basilicale e i due ultimi interventi di Aldo Masullo e dello scrittore Ermanno Rea si impreziosiscono di una sottile vena ironica per la senilità minacciata. Masullo legge in un’ottica differente l’opera di Rea, che non è filosofo ma scrittore e dunque “la forma mentis è quella dell’arte e non della logica”. “Il libro ha come motivo ispiratore il dolore. Un profondo dolore. Lo si capisce in molti passaggi in cui è evidente e manifesto: nell’espressione in cui “saltano i nervi” si mostra in tutta la sua potenza un uomo che sente molto le offese della realtà ai propri sogni, ideali ed ispirazioni morali”. “La nostra patria è divorata” continua il professore Masullo “e Rea porta con sé la riflessione che scaturisce proprio dal dolore. Il dolore infatti, porta sempre a riflettere su se stessi. E ciò che viene divorata è la vita degli uomini che nello stesso tempo presuppone l’assenza totale di lbertà. Senza la vita non può esserci libertà.”
Ma il cuore, il nocciolo dell’opera di Rea sta nel concetto di sudditanza “oggi siamo ancora alla sudditanza. Nulla si decide per diritto ma tutto si decide per protezione.” Masullo cita Bertrando Spaventa, “il più grande degli hegeliani di Napoli”, e sottolinea come “l’etica della Chiesa è valida solo per coloro che riconoscono la sua sovranità: la Chiesa è sovrana nel proprio ordine e per coloro che si riconoscono suoi sudditi sul piano morale. E Modernità significa appunto che non esiste più solo la sovranità della Chiesa: non c’è più un solo alto ma tanti alti quante sono le organizzazioni civili del mondo umano”. L’ultimo pensiero di Masullo è di apprezzamento per il rapporto ideale Bruno-Caravaggio citato nell’opera: “Michelangelo Merisi ha fatto la grande rivoluzione pittorica di dipingere non più madonne in una regalità aurea ma come popolane, prostitute nel principio di importanza non per la condizione sociale ma per la vita delle donne”. Un po’ come è stato fatto in ambito cinematografico poi dai neorealisti italiani. Dunque dolore, sudditanza e malinconia civile. “Quella melanconia civile di cui parla Robert Burton in Anatomia della Malinconia e che scaturisce nel momento in cui viene a mancare l’ordine di casa propria”.
Infine un infreddolito Ermanno Rea ringrazia gli interventi degli studiosi presenti, abbraccia le parole di Aldo Masullo nel parlare del suo libro come opera “dettata da un grande disagio, dal dolore di vivere in una Italia così disgregata”. L’uomo responsabile così come il cittadino è stato una invenzione dell’Umanesimo: oggi è necessario ritrovare quel modello illuminato di visione civile, etica e sociale. Lo storico Howard Zinn, morto nel 2010, si esprime in questi termini: “Non è la disobbedienza civile il nostro problema. Il nostro problema è l’obbedienza civile. Il nostro problema è che le persone in tutto il mondo hanno obbedito ai dettami dei leaders dei loro governi… e milioni di persone sono state uccise a causa di questa obbedienza…Il nostro problema è che le persone sono obbedienti in tutto il mondo di fronte a povertà, fame, stupidità, guerra e crudeltà. Il nostro problema è che le persone sono obbedienti mentre le prigioni sono piene di piccoli ladri… mentre i grandi ladri scorrazzano per il Paese. Questo è il nostro problema.”
Fioravante Conte