Bubbles, Lucia NApolitano

BALLatE

#Area Nolana, Campania#Italia#

La BALLatA di Mr B oggi. Le BALLate di Mr B ieri. Ballate Sballate. Un sorriso ed una smorfia. La resa e l’atto finale. Il Senato va a “Letta” con piacere. La diletta ballata di Letta sul letto letale di Mr B. Ormai finito. Terminata la ballata, tutti a casa felici e contenti. Più suddivisioni? Ennesimo scisma. Ma l’Italia è abituata.

1300, tra gli anni 20 e 50, crollano la maggior parte delle banche in Italia. Una crisi che determinò un deciso decremento delle attività commerciali che impedì la formazione di nuovi mercati al di là dei territori in precedenza raggiunti; “una lenta perdita di attrazione delle fiere, alle quali tendevano ad affluire gruppi di persone in numero sempre più contenuto e quantità di prodotti sempre più limitate; brusca flessione sia nella produzione sia nei proventi da parte dell’industria tessile persino nelle Fiandre, dove tale attività aveva raggiunto una più che consistente espansione. A peggiorare la situazione fu l’instaurarsi di un continuo stato di guerra tra i vari signori, determinato dalla decadenza delle tradizionali strutture di potere medioevali legate al papato e all’impero. Da questa crisi politica e dell’organizzazione statale derivò in tutta Europa una situazione caotica, caratterizzata da una politica aggressiva ed espansionistica condotta dai signori , specialmente in Italia, dalla presenza di Signorie che nascevano improvvisamente e altrettanto improvvisamente crollavano. Altra causa di conflitto fra signori fu la condizione di estremo disagio in cui erano caduti in seguito alla crisi economica generale: la diminuzione del valore delle loro terre e l’impossibilità di inserirsi nella vita commerciale cittadina li indusse a ricorrere alla guerra come possibile strumento per rivitalizzare le proprie finanze, impadronendosi dei beni altrui”.

Con le dovute differenze e i parallelismi storici opportuni, sostituendo signori con politici, sostituendo armi con espedienti finanziari e latrocini in mazzette, ecco la nostra situazione.

Ballate di Mr B.

Sto leggendo vari libri di storia medioevale e moderna europea, italiana e campana. Mi sto documentando e preparando per le prove di abilitazione nel ruolo di guida turistica che finalmente la Regione Campania ha deciso di concretizzare. Il 5 novembre.

Sono sempre stato incantato dalla Campania al tempo dell’Impero Romano quando la costa tra Napoli, Baia, le isole e giù fino a Castellammare, rifulgeva di splendide ville romane e tutto il territorio era visto come locus amoenus per eccellenza, in cui trascorrere le vacanze e rilassarsi. Tutti i principali re, imperatori, consoli, uomini di spiccata importanza politica, senatori, intellettuali e commercianti avevano una villa qui. Forse lo spirito del napoletano è nato proprio in questa epoca, lo spirito di chi si gode la vita ed anche nei momenti di estrema difficoltà con un sorriso ed espedienti cerca di uscirne fuori. La giovialità, la rilassatezza e a volte mollezza eccessiva, il lavoro nella tranquillità, il mare, il sole, le terme, i bagni.

Varrone nelle sue satire dice: “le giovani che vengono a Napoli arrivano da Penelope e vanno via da Elena”. E Cicerone non riesce a stare più di un giorno nel ventre caldo della sirena Partenope.

Si pesca. Si coltiva. Il cibo, le cene luculliane: la villa di Lucullo comincia proprio dove è oggi il Castel dell’Ovo fin su la collina di Monterone. Il mare pescoso. I commerci. I marinai. La ballata del pescatore. La ballata del vecchio marinaio di Coleridge la immagino a largo di queste coste. A largo di queste coste dove si fermarono Odisseo, Enea. Scesero nell’Ade, forse il Lucrino o l’Averno. Eccolo lì tra Capri e Punta Campanella il vecchio battello di Coleridge. Voglio immaginarlo lì io anche se gli studi lo mettono da tutt’altra parte. La ballata romantica e quelle medievali. La ballata di Mr B.

Un protagonista, quello c’è. L’elemento magico e soprannaturale: l’eterna giovinezza? C’è.

Il finale tragico: c’è o ci stiamo avvicinando. L’uso di ripetizioni, ed è sempre la stessa musica dal 1994. La ballata comincia in Medias Res: più Medias Res di quanto è successo oggi. Al Senato 235 sì e 70 no con l’appoggio al governo dato dallo stesso Mr B che mai avrebbe confermato la sua fiducia al Signor L.

Napoli, Via Caracciolo

Le stesse BALLatE del 2012 della Festa dei Gigli. Le ballate tipiche accompagnate da un mucchio di BALLatE politiche dopo risse e resse in pieno centro di Nola, durante la notte, in piena anarchia. Ricordo che scrissi di quanto accaduto allora (L’Inferno nel giorno del cielo). Mancò poco per la tragedia. Ma la paura fu tanta. Quest’anno invece tutto è stato splendido: mi piace sapere che quello è stato un evento che non capiterà più.

Nola, Festa Dei Gigli

E poi ci sono le ballate che toccano il cuore come quelle del nuovo progetto musicale Ballads di Francesco Di Bella, front man dei 24 Grana ed il chitarrista Alfonso Bruno. Ho avuto il piacere di ascoltarli in Piazza Giordano Bruno a Nola, in occasione della festa SeL, Sinistra Ecologia e Libertà, focalizzata come di consueto su una delle note dolenti del territorio nolano e campano in generale: la questione dei rifiuti, differenziata, riciclaggio e rivalorizzazione e bonifica del territorio. Sono sempre estremamente interessanti i loro eventi e convegni.

La performance del duetto è stata molto intima e rilassante all’insegna dell’arrangiamento più semplice con chitarra classica e voce e con un repertorio che ha abbracciato Elvis Costello, Paul Weller, Elliot Smith e Jason Molina, i “classici” underground come Born to loose degli Heartbreakers e Ever fallen in love dei Buzzcocks. Sensibilità, Interpretazione sopraffina, contatto diretto con il pubblico. Una stretta di mano, una pacca sulla spalla, un sorso d’acqua. E poi ci sono le perle dei 24 Grana. Francesco ed Alfonso sono un tutt’uno con la penombra della piazza, i loro vestiti neri si intonano con il colore della notte. Rompono l’attesa con un semplice saluto. Anche se in realtà le Converse rosse di Alfonso Bruno hanno già fatto il loro ingresso da un pezzo. Ora irrompe la bombetta di Francesco Di Bella. Si comincia da “Luntano”, “Nun stai mai ‘cca”. La magnifica Kevlar.

Ci saranno una centinaia di persone. Qualcuno in meno e non in più. Non è stata fatta molta pubblicità: ed è stato un bene. Sembra di essere in una di quelle serate estive, attorno ad un fuoco con gli amici, sulla spiaggia. Si suona “Resto acciso”, “Patria e galere”. E poi la volta di “Cant pe nu suffrí”, esplosa in tutta la sua bellezza anche all’Arenile di Bagnoli durante l’ultimo concerto di Daniele Silvestri, in cui Francesco Di Bella è stato ospite. “Vesto sempre uguale” non può mancare e né tantomeno la fisarmonica di “Accireme”. I pezzi si inframezzano a parlate dirette con quanti ascoltano. Sono rimasto meravigliato dall’atmosfera. Sarà stata anche la leggera pioggia ma sembrava che tutto facesse parte di un film, una scena della vita nei quartieri di Berlino Est, dei sobborghi di Londra o Parigi. Inusitato. Forse per questo meraviglioso.

Ballads, Francesco Di Bella e Alfonso Bruno a Nola

Ho rincontrato vecchi amici e conoscenti, simboli nostalgici di un passato non troppo remoto. Precari qualche anno fa, ora non più. La ballata dei precari, la guida di sopravvivenza per trentenni di Silvia Lombardo. Spesso i sogni rappresentano la causa prima dell’essere precario. Ma i sogni costituiscono anche l’essenza della vita. Assieme al viaggio.

Rigiro tra le mani un vecchio tweet stampato…

#StorieDaBackpacker.

Era un backpacker. Zaino, testa e una piccola pietra in tasca con una parola in nero indelebile…Viaggio.

La complessa semplicità dell’esistenza: andare o partire, essere o non essere. Una serata visiva ed evocativa soprattutto nelle parole delle ballate, una dimensione simile a quella che ben esprimevano nei loro film Andrei Tarkovsky o Ingmar Bergman. Che ritrovo anche in Stefano Odoardi e la sua “Ballata bianca”. Nessuna grande luce o effetto speciale, nessun suono roboante. La ballata bianca. Lo stesso colore del cavallo di Napoleone. La ballata del cavallo bianco, il poema di Gilbert Keith ChestertonQuando si fa un gran parlare di moda e correnti/e di saggezza e destino/date il benvenuto all’idolatria che non muore/che è più triste del mare.

C’è poi la ballata delle prugne secche di Valeria Di Napoli/Pulsatilla. La ballata degli annegati di Francesco Guccini e quella degli impiccati di Francois Villon e di Fabrizio De Andrè. Le splendide ballate di De Andrè, dell’amore cieco, di Miché. Quella del Cerutti di Giorgio Gaber. Quella per le quattro stagioni di Ivan Graziani. Quella dell’ospedale di Pierdavide Carone, quella della Fiat di Alfredo Bandelli, quella del caffè triste, quella di Mila di Matteo Strukul, quella del pinelli. Ci sono quelle di Bob Dylan. C’è quella delle rose del Poliziano, quella della signorina Richmond di Nanni Balestrini, quella delle donne di Sanguineti e c’è quella delle madri di Pasolini, magnifica nell’interpretazione di Vittorio Gassmann.

Madri feroci, intente a difendere/quel poco che, borghesi, possiedono/la normalità e lo stipendio/quasi con rabbia di chi si vendichi/o sia stretto da un assurdo assedio./Madri feroci, che vi hanno detto:/Sopravvivete! Pensate a voi!/Non provate mai pietà o rispetto/per nessuno, covate nel petto/la vostra integrità di avvoltoi!/Ecco, vili, mediocri, servi,/feroci, le vostre povere madri!/Che non hanno vergogna a sapervi/– nel vostro odio – addirittura superbi,/se non è questa che una valle di lacrime./È così che vi appartiene questo mondo:/fatti fratelli nelle opposte passioni,/o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo/a essere diversi: a rispondere/del selvaggio dolore di esser uomini.

Tante ballate quanti sono i ricordi di ognuno di noi. Credo che lettura sia l’elemento più vicino al ricordo. Di conseguenza spesso tendo ad associare ciò che leggo ad un ricordo. Al ricordo poi regalo un colore ed una inquadratura. Dalla lettura arrivo alla fotografia, una delle porte per l’arte. Ascolto e leggo ballate. Comincio a ricordare. Ricordo ed inquadro, focalizzo in un colore.

Come il rosso che ho visto nell’opera “Drops of memory” di Lucia Napolitano, un’artista ventenne che sperimenta lo stretto connubio tra arte e fotografia rivisitando l’importanza di elementi naturali fotografati in ciò che oserei etichettare come “esperimenti di emozioni”. L’interessante mostra, curata da Maria Rosaria Mazzariello, ha avuto luogo nell’incantevole plesso delle Basiliche Paleocristiane di Cimitile a fine settembre suscitando curiosità anche tra gli ospiti del Pomigliano Jazz Festival che si sono trovati a poter usufruire di queste emozioni. Il Pomigliano Jazz Festival sta facendo un gran bene per la riscoperta di alcuni luoghi di questa area spesso dimenticata. Lo deve fare obbligatoriamente per via di direttive dell’Unione Europea, come se fosse un incubatore di un movimento jazzuristico (jazz-turistico), in quanto, per avere i fondi, in qualità di capofila, deve programmare il palinsesto nei luoghi di maggior interesse turistico della zona. Ed ecco così uno splendido Ludovico Einaudi all’Anfiteatro romano di Avella nella sua unica data italiana, Gianluca Petrella e Giovanni Guida, Enrico Rava e PMJL alle Basiliche di Cimitile, Marco Zurzolo, Francesco Nastro ed Antonio Onorato a Villa Cappelli di Pollena Trocchia, Franco D’Andrea Three al Palazzo Mediceo di Ottaviano e tanti altri artisti jazz di fama internazionale. Peccato per l’organizzazione logistica affidata ai comuni che, nel caso di Einaudi ad Avella, per un continuo rimandare e rimandarsi tra competenze e deleghe è stato davvero un disastro. Basta pensare che se uscivi non potevi rientrare. Ho visto persone che avevano accompagnato a casa familiari annoiati o che magari si erano sentiti poco bene, ritornare, e costretti a dover pagare nuovamente il biglietto. Venti, a volte trenta, euro buttati. E poi ovviamente c’erano anche i furbi che con un biglietto già controllato passatogli in qualche modo dall’interno cercavano di entrare. Ma, che si trattasse di furbi o meno, agli organizzatori non era dato saperlo, dovevano solo gestire in altro modo la logistica. Magari con un semplice timbro sul polso nel momento in cui qualcuno usciva per poi rientrare.

Ma tornando alla mostra, parlavo delle connessioni. Bene. Guardando “Drops of memory” ho pensato ad una fotografia legata ad una persona. Sarà stato per il rosso sfocato dell’opera, per l’inquadratura non definita, per un astrattismo indefinito. Ma ho pensato più che ad una persona ad un evento preciso della mia vita. E così, allo stesso modo con l’opera “Bubbles”. Cosa ci ho visto io? Ci ho visto una giornata piovosa in casa, di quelle che rimani a fissare dalla finestra non riuscendo a distogliere il tuo sguardo.

Lucia Napolitano, Cimitile, Basiliche Paleocristiane

La ballata dei pellegrini di Edith De La Héronnière. La dolorosa di Giusuè Carducci. Quella dell’odio e dell’amore di Alex de la Iglesia.

La ballata del principe azzurro, quella del carcere di Reading di Oscar Wilde, c’è quella delle ossa dei Tre Allegri Ragazzi Morti. La ballata dell’Uomo Ragno di De Gregori. Quella di Pinocchio di Adriano Celentano. C’è la ballata di Uomini e Cani dedicata a Jack London di Marco Paolini.

C’è la mia preferita: quella per una piccola iena degli Afterhours.

C’è la ballata del pittore di Enzo Jannacci, dell’ex di Sergio Endrigo, della tromba di Nini Rosso, di Renzo di Rino Gaetano. C’è quella del tempo e dello spazio di Angelo Branduardi e dell’eroe di Luigi Tenco. Anche dell’ignavo dei Marlene Kuntz. Ci sono le storiche ballate di Mario Chieffo e la ballata sballata di Occhio Fino, la ballata del finocchio.

C’è quella per un matto di Modugno, di Don Gino della Bandabardò, del ciceruacchio manfrediano.

C’è infine la ballata di ognuno di noi. Quella che ogni giorno, allo scadere del tempo vissuto, riviviamo nella nostra testa, immaginando ed immaginandoci e componendo la nostra visione di ciò che siamo stati, siamo e vorremmo essere. Sulle note soavi di quanto più ci emoziona.

Fioravante Conte

Bubbles, Lucia NApolitano

 

2 thoughts on “BALLatE

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